Una volta in un’intervista mi è capitato di dire che l’analista non va posto sullo stesso asse relazionale che lega un soggetto al padre. Certamente in una fase iniziale della cura l’analista assume le sembianze di una figura paterna, ma più si va avanti nella cura e più l’analista presentifica quella dimensione non metabolizzabile da nessuna metafora paterna.
L’attivazione del lavoro analizzante che avviene in una cura non è un processo psicodinamico che può essere medicalizzato o confinato dentro le prassi e procedure dei vari approcci terapeutici.
La psicoanalisi lacaniana è una delle terapie psicodinamiche. Nella prospettiva psicoanalitica il sintomo è innanzitutto il frutto di una storia. I sintomi non sono disturbi da aggiustare o da eliminare, sono semmai degli indicatori preziosi per scoprire la dimensione più intima e soggettiva dei pazienti.
La testimonianza del desiderio ci permette di capire dall’interno lo stile di Recalcati perché sovverte anche il discorso dell’intellettuale. Il lavoro intellettuale permette di decifrare quello che succede, ma fino a questo livello si tratta di un’attività che interpreta e mette in discussione i “significanti padroni” che sono a lavoro nel luogo dell’Altro.
L’esperienza psicoanalitica è finalizzata a riformulare il rapporto che ciascuno di noi ha con il tempo dell’inconscio, ossia con le tracce degli eventi che hanno scandito la nostra vita e che continuano a orientare lo sguardo verso il futuro.
Scrivere la propria autobiografia è un modo per diventare sé stessi e i percorsi per raggiungere il traguardo sono tanto diversi quanto le persone che li intraprendono.
La Libera Università di Anghiari tiene viva questa possibilità e il libro La cura nell'accompagnamento autobiografico di Maria Gaudio (di prossima pubblicazione con le edizioni Mimesis) si configura come una testimonianza singolare di questa possibilità.
In ambito lacaniano c’è un ritornello che dice che nella clinica dei nuovi sintomi dobbiamo far passare il soggetto che chiede una cura “dalla domanda di trattamento al trattamento della domanda”.
Di fronte a questa questione clinica per uno psicoanalista la possibilità del trattamento della famiglia non è immediata. Dal punto di vista lacaniano il lavoro dell’inconscio punta alla singolarità del soggetto: non mettiamo sul lettino la famiglia, la coppia o i gruppi. Sul lettino si va uno alla volta e da soli.
Recalcati compie una diagnosi strutturale sui fenomeni psicopatologici della contemporaneità. I nuovi sintomi sono più vicini alla struttura della psicosi perché mostrano un ritorno del Reale pulsionale che segue il meccanismo della forclusione anziché quello della rimozione che è tipico della clinica delle nevrosi.