Quando si invecchia bisogna fare i conti con le identificazioni che hanno guidato l’intero percorso di una vita, bisogna lasciarle e scoprire che “la verità del mattino diventa l’errore della sera” [Jung C.G. (1930), “Gli stadi della vita”, in Opere, vol. VI, Bollati Boringhieri, Torino 1976, p. 478].
Nel modello relazionale-simbolico sviluppato dalla scuola di Scabini e Cigoli troviamo due vertici di osservazione esplorare ogni programma di educazione sessuale che non sia semplicemente un’ortopedia del comportamento sessuale ma un’apertura sulla relazione affettiva e sessuale.
Nel mio percorso di ricerca sulla clinica del famigliare mi sono soffermato in modo sempre più convinto su alcune coordinate di base del lavoro con le famiglie. La centralità della dimensione desiderante costituisce un perno metodologico del lavoro clinico che viene svolto quando i genitori chiedono aiuto per risolvere i problemi o i sintomi dei loro figli.
Nel suo modello dell’interazione bipersonale Joseph Sandler sostiene che nei rapporti quotidiani il comportamento di una persona possa suscitare nella mente dell’Altro particolari rappresentazioni di ruolo. Il soggetto assumendo un ruolo all’interno della relazione evoca un atteggiamento complementare da parte dell’Altro: questo può spiegare come nella vita adulta possano essere attualizzati i pattern relazionali internalizzati durante l’infanzia.
Nel tempo dell’eterno presente caratteristico dei social, che ha radicalmente riformulato la nostra dimensione relazionale, sembra che occorra ripensare anche l’insegnamento.
Nelle Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar troviamo una frase che può aiutarci nel concepire la funzione dell’insegnamento: “il vero luogo natio è quello dove per la prima volta si è posato uno sguardo consapevole su se stessi: la mia prima patria sono stati i libri” [Yourcenar M. (1951), Memorie di Adriano, seguite da Taccuini di appunti, a cura di L. Storoni Mazzolani, Einaudi, Torino 2002 (1ª ed. 1963), p. 32].
In questo breve spunto propongo una rapida panoramica sulle teorie di Kohut, Kernberg, Stern, Mitchell e Lyons-Ruth. Nell’approccio teorico di questi autori la relazione con l’Altro risulta fondamentale per poter comprendere gli inciampi psicopatologici che possono compromettere la costituzione del Sé.
Nella psicoanalisi lacaniana il fantasma inconscio è l’interpretazione che il soggetto – sin da bambino, in modo inconscio e non esplicito – si è costruito del desiderio dell’Altro. Nel caso della clinica borderline l’inaffidabilità dell’Altro non ha permesso al soggetto di decifrare le coordinate del suo rapporto con il desiderio dell’Altro.
In questo spunto presento una breve panoramica sul tema della relazione e della separazione nella costituzione del Sé attraversando il pensiero di alcuni importanti psicoanalisti del dopo Freud.