
Jacques Lacan e la psicoterapia psicodinamica
Possiamo compiere una panoramica sui principi della psicoanalisi lacaniana riconducendola nell’alveo della psicoterapia psicodinamica. Si tratta ovviamente di un’operazione di riduzione che permette però di mettere in evidenza alcuni punti di sovrapposizione epistemologica tra la psicoanalisi lacaniana e l’insieme più ampio delle psicoterapie psicodinamiche.
Proviamo a prendere come spunto argomentativo un interessante articolo di Jonathan Shedler sull’efficacia della psicoterapia psicodinamica dove viene mostrato che la cornice psicoanalitica è determinante nel definire le condizioni di possibilità dell’efficacia delle psicoterapie, comprese quelle di stampo cognitivista (cfr. Shedler J., “The Efficacy of Psychodynamic Psychotherapy”, American Psychologist, 2010, vol. 65, n. 2, pp. 98-109. La traduzione italiana di questo articolo, a cura di P. Migone, è pubblicata in Psicoterapia e Scienze Umane, 2010, 1, pp. 9-34)
Nell’introduzione a quel lavoro l’autore mette in risalto sette caratteristiche distintive della psicoterapia psicodinamica:
- Focus sull’espressione degli affetti e dell’esperienza emotiva;
- Esplorazione dei meccanismi di evitamento dei pensieri e dei vissuti di disagio;
- Identificazione dei temi e dei patterns ricorrenti;
- Discussione sull’esperienza passata;
- Focus sulle relazioni interpersonali;
- Focus sulla relazione terapeutica;
- Focus sui desideri e sulle fantasie di vita.
Ebbene, queste sette caratteristiche sono comuni anche alla psicoanalisi lacaniana, anche se vengono espresse con altri termini. In questi brevi paragrafi vi propongo un assaggio di questa possibile traduzione psicodinamica dell’insegnamento di Lacan. Non è un sacrilegio, si tratta di un’operazione di pensiero critico che si fonda su questo presupposto:
“Si può dimostrare con un ragionamento valido (ma chiediamo al lettore di crederci sulla parola) che se abbiamo due enunciati, A e B, con lo stesso valore di verità e se A compare come parte di un altro enunciato S, allora, se in S sostituiamo A con B, otteniamo un enunciato S’ che ha lo stesso valore di verità di S”(cfr. Santambrogio M., Manuale di scrittura (non creativa), Laterza, Roma-Bari 2006, p. 104).
Questo presupposto potrà permetterci di orientarci meglio nella teoria e nella pratica perché ci consente di vedere in maniera più chiara che non esiste un metalinguaggio, neanche la psicoanalisi lacaniana è la lingua delle lingue “psi”.
I vari orientamenti teorici sono dialetti di una lingua che non esiste: il Reale farà sempre buco nella dimensione del linguaggio. I nostri dialetti di appartenenza sono una coperta sempre troppo corta rispetto al continente del Reale. Le nostre mappe teoriche saranno sempre una riduzione in scala rispetto al territorio che intendiamo esplorare.
Adesso riprendiamo il nostro percorso provando a servirci delle mappe che abbiamo a disposizione.
Indice
- Parlare è un’esperienza relazionale
- L'inconscio è un'altra logica
- Non è facile voler cambiare
- Significante e significato non coincidono
- Le catene significanti sono dei temi ricorrenti
- Agganciarsi al passato verso l'avvenire
- Non esiste un soggetto senza l'Altro
- Di cosa parlano i sintomi
- La prima fase della cura
- Il paziente è analizzante
- Le associazioni libere
- La psicoanalisi è una “clinica sotto transfert”
- Elaborare un sapere non saputo
- Il desiderio dell'analista è incluso nella cura
Parlare è un’esperienza relazionale
Se seguiamo la traccia del testo di Shedler possiamo notare che il lavoro psicoterapeutico è finalizzato innanzitutto a trasformare in parole l’esperienza del soggetto, consentendo in tal modo al paziente di simbolizzare e quindi di cambiare la fisionomia del proprio percorso esistentivo.
Nella prospettiva psicodinamica il lavoro psicoterapeutico consiste innanzitutto nel tradurre l’esperienza del soggetto in parole.
La parola non è solo veicolo di un messaggio, la dimensione della parola mostra la struttura relazionale che lega soggetto e Altro. La funzione della parola è dialetticamente fondata sulla risposta che il soggetto riceve dall’Altro.
L'essenza della terapia psicodinamica consiste nell’esplorare quegli aspetti del soggetto che non sono pienamente conosciuti o decifrati.
Il sintomo è espressione di un’altra dimensione soggettiva che disabilita ciascuno di noi dalla possibilità di essere padrone di se stesso.
La logica dell’inconscio non si riduce soltanto all’articolazione di una trama, ma contempla anche la presenza di una dimensione emotiva e pulsionale che anima e traumatizza ogni trama simbolico-relazionale.
Le persone fanno molte cose, in modo consapevole o inconsapevole, per evitare aspetti problematici della propria esperienza soggettiva.
Queste strategie di evitamento (in termini teorici, difese e resistenze) possono realizzarsi anche nei confronti della cura, manifestandosi in forma velata, per esempio come sedute saltate, ritardi all’appuntamento e altri inciampi in apparenza accidentali.
Il significante, cioè l’immagine acustica di una parola, è in rapporto con il significato solo per il principio di arbitrarietà.
Già Freud osservava che gli elementi del sogno vanno intesi nella loro dimensione significante, prima ancora cioè che venga attribuito loro alcun significato.
Il significante non corrisponde mai in modo univoco al significato e da qui deriva la polisemia del significante.
Lo stesso evento-significante può avere effetti e risonanze opposte in soggetti diversi.
Per qualche spunto in più su significante e significato si veda questo video su metafora e metonimia: