
Autobiografia del desiderio
Scrivere la propria autobiografia è un esercizio che si scontra con il muro del linguaggio e l'inafferrabilità del tempo.
Questo muro e questa inafferrabilità sono l'impasto esistenziale che dà corpo all'esperienza del desiderio inconscio. Tempo e linguaggio sono infatti due matrici del desiderio inconscio.Indice
Il tempo dell'inconscio
L’esperienza psicoanalitica è finalizzata a riformulare il rapporto che ciascuno di noi ha con il tempo dell’inconscio, ossia con le tracce degli eventi che hanno scandito la nostra vita e che continuano a orientare lo sguardo verso il futuro.
Da questo punto di vista potremmo dire che una cura psicoanalitica è una sorta di autobiografia guidata dal desiderio di un analista perché il desiderio dell’analista punta a fare incontrare il soggetto con il tempo dell’inconscio.
In una cura psicoanalitica tempo e inconscio entrano in risonanza sin dalla prima seduta. Per chi segue l’orientamento lacaniano in psicoanalisi, il tempo della seduta è variabile:
non è il tempo dell’orologio a governare il ritmo di una cura, ma il tempo dell’inconscio.
E così i pazienti sanno sin dalla prima volta che il tempo non sarà scandito dall’orologio, ma dall’inconscio. Solitamente dico al paziente che in seduta saremo in tre: oltre a noi due ci sarà un Terzo che è l’inconscio.
È impossibile concepire il rapporto tra analista e paziente senza questo riferimento all’inconscio. Ma cos’è l’inconscio? Possiamo dire innanzitutto che l’inconscio si manifesta nella forma temporale della sorpresa.
Nella nostra vita l’inconscio è una trama silenziosa, un automatismo silenzioso che costituisce la vera trama del nostro romanzo interiore e allo stesso tempo è un inciampo, una sorpresa, un qualcosa che ci prende alla sprovvista.
Per qualche spunto in più guarda questo video sulle due anime del desiderio: