
La filosofia nel suo farsi sapere vivente
Il libro Cosa si fa quando si fa filosofia? di Rossella Fabbrichesi è scritto “per tutti e per nessuno” e così anche chi non ha dedicato la propria vita alla vocazione filosofica può rintracciarvi alcuni elementi decisivi per la propria pratica. La filosofia viene infatti presentata come un sapere vivente che trova la propria specificità nel suo farsi, nel suo prendere corpo in una serie di pratiche che trasformano il sapere in opera viva.
Il taglio pragmatico che viene dato al sapere consente di ripercorrere la storia della filosofia recuperandone la valenza politica. La filosofia è un esercizio da praticare in una relazione e può trasmettersi solo attraverso le vie della testimonianza.
Indice
Il sapere e l'evento
Nella testimonianza ciò che viene insegnato può essere appreso solo se diventa sapere incarnato: “un maestro ci guida, ma poi dobbiamo riuscire a progredire da soli, senza il suo aiuto, avendo incorporato le verità apprese”.
In tal modo possiamo subito comprendere come la tendenza ad archiviare il sapere filosofico negli scaffali impolverati di biblioteche ormai scarsamente frequentate rispecchi la tentazione umana a cristallizzare e ipostatizzare il movimento attivato da un sapere che punta invece a scombinare e rimettere in discussione ogni accumulo di conoscenze. Perché il cuore dell’esercizio filosofico consiste nel modo di esplorare e dare forma al sapere.
Il fine non è produrre certi contenuti utili per il raggiungimento di determinati obiettivi, ma esprimere in figure flessibili l’evento dell’accadere.
L’attività del pensiero e le navigazioni nel mondo delle conoscenze vanno intese non come la manipolazione pratica di contenuti filosoficamente rilevanti perché il pensiero non è un oggetto che possediamo: “forse non dovremmo dire che il pensiero è in noi, ma che noi siamo nel pensiero, così come diciamo che siamo in movimento”.
Per qualche spunto in più guarda questo video sull'essere intercessori dell'evento: