
Forclusione e common-sense
La forclusione del Nome del Padre di cui parla Lacan indica il meccanismo psicopatologico che caratterizza la clinica della psicosi.
Nel caso della psicosi la forclusione indica il mancato abbinamento tra il piano del significante e quello del significato: il Nome del Padre va inteso infatti come un operatore linguistico che collega il significante e il significato in un modo che risulta connesso al common-sense.
Indice
Psicosi e antropogenesi
Nella tradizione fenomenologica in psicopatologia molti clinici si sono riferiti al sapere filosofico perché essendo impegnati nell’incontro quotidiano con pazienti psicotici si confrontavano in prima persona con il dilemma della costituzione della soggettività.
La clinica della psicosi mostra ciò che ci rende umani nel momento del suo dissolvimento.
In alcune pagine dove Giorgio Agamben introduce un libro di Ivan Illich ci viene ricordato che “la filosofia è innanzitutto memoria dell’antropogenesi, cioè del diventare umano del vivente uomo” [G. Agamben, Introduzione, in I. Illich (1982), Gender. Per una critica storica dell’uguaglianza, trad. it. di E. Capriolo, BEAT, Vicenza 2016, p. 9].
È questo “il problema filosofico per eccellenza” (Ibid.). Ecco perché possiamo dire che quando la psicopatologia fenomenologica e le psicoanalisi si interrogano sui presupposti del diventare umano del vivente uomo (o donna) stanno compiendo una ricerca filosofica, si stanno incamminando in un percorso conoscitivo che sposta l’asse della riflessione trasformando la clinica in antropologia.
Quando le nostre ricerche puntano al cuore della costituzione della soggettività umana stanno ripercorrendo le orme tracciate dalla riflessione filosofica.
Ritroviamo la stessa questione in un testo del giovane Michel Foucault che nel 1954 introduceva Sogno ed esistenza di Ludwig Binswanger. Foucault sottolineava che “sarebbe utile insistere un po’ sulla coincidenza di due date: 1899, le Ricerche logiche di Husserl, 1900, L’interpretazione dei sogni di Freud. Duplice sforzo dell’uomo per rientrare in possesso dei propri significati e di se stesso a partire dall’atto stesso della significazione” [M. Foucault (1954), Il sogno, trad. it. di M. Colò, pref. di F. Polidori, Cortina, Milano 2003, p. 7].
Per qualche spunto in più si veda questo video su Sogno ed esistenza di Binswanger: