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L’inconscio non è solo un passato, ma anche un avvenire.

Il futuro anteriore dell’inconscio

Possiamo dire che i soggetti nevrotici si rifugiano nel proprio Io perché si difendono dall’esperienza dell’inconscio e non vogliono assumersi la responsabilità del proprio desiderio.

Il compito dell’analisi è allora quello di introdurre qualcosa di irreversibile nella vita delle persone, consentendo così di fare l’esperienza della perdita di padronanza che non è soltanto un rischio ma anche un’opportunità evolutiva.

E per introdurre qualcosa di irreversibile bisogna sospendere l’automatismo inconscio che è radicato in motivazioni difensive, sollecitando invece delle motivazioni evolutive. Le motivazioni evolutive sono tutte quelle “motivazioni all’esplorazione e all’assertività” che esprimono il “desiderio di avere un proprio desiderio”.

Indice

Il tempo in divenire

Per il soggetto l’assunzione del desiderio singolare non passa soltanto attraverso la bussola simbolica che viene ereditata dall’Altro. Come ha ben evidenziato Massimo Recalcati, c’è qualcosa di “più pulsionale” che richiede un atto da parte del soggetto affinché possa esserci un effettivo processo di soggettivazione. È per tal ragione che l’assunzione della responsabilità del proprio desiderio inconscio non coincide con il recupero del capitolo censurato dalla coscienza, né con la ricostruzione della memoria storica del soggetto.

La temporalità del soggetto non è condizionata solo dalle tracce del passato, esiste un vissuto temporale che coincide con un divenire, essenzialmente corporeo-pulsionale, che configura la storia passata come un’opera sempre aperta a nuove possibilità per l’avvenire.

Il destino del soggetto non è del tutto scritto nelle tracce inconsce che rievocano il passato, queste stesse tracce sono suscettibili di un trattamento diverso rispetto a quello degli automatismi (difensivi) dell’inconscio.

L'avvenire dell'inconscio

In una cura psicoanalitica ci si prende cura del passato remoto dell’inconscio riabilitando il futuro anteriore dell’inconscio.

Nella psicoanalisi lacaniana l’inconscio non è solo un passato, ma anche un avvenire.

E questa è una posizione epistemologica che non trova sostegno soltanto nelle ricerche e nelle esperienze psicoanalitiche, ma anche in diversi studi neurocognitivi che hanno sempre più contribuito a delineare il funzionamento della memoria non come quello di un archivio in cui si sedimentano le tracce del passato, ma come un processo di simbolizzazione (perloppiù inconscio) che riscrive costantemente il passato.

È il funzionamento della memoria che ci fa comprendere che il tempo storico dell’essere umano è essenzialmente una riscrittura del passato orientata dall’atto di apertura che il soggetto assume rispetto all’avvenire (Cfr. M. Solms, La coscienza dell’Es. Psicoanalisi e neuroscienze, a cura di A. Clarici, Cortina, Milano 2018, pp. 227-235).

Nachträglichkeit 

Come ha fatto notare Recalcati, sin dall’inizio del suo insegnamento Lacan si è mosso verso la concettualizzazione di una temporalità non riducibile alla ricostruzione della memoria storica del soggetto: “il tempo storico piuttosto si riferisce all’influenza che sul pensiero di Lacan hanno esercitato Essere e tempo di Martin Heidegger e L’essere e il nulla di Jean-Paul Sartre. Più precisamente, l’obiettivo di Lacan è quello di provare a ripensare Freud con Heidegger e Sartre” (M. Recalcati, Per Lacan. Neoilluminismo, neoesistenzialismo, neostrutturalismo, Borla, Roma, 2005, p. 33).

Nel suo “ritorno a Freud” Lacan scarta ogni ipotesi deterministica sulla nozione freudiana di inconscio, differenziandolo da un testo già tutto scritto.

La psicoanalisi si configura infatti come un’esperienza dove un soggetto può risignificare gli eventi della sua storia, ricostruire “l’altra ragione” del proprio percorso esistentivo dando al passato il senso delle necessità future.

Nel primo Lacan la verità del soggetto dell’inconscio emerge in un movimento di storicizzazione dell’esistenza. L’analisi consisterebbe in una progressiva risoggettivazione degli eventi che hanno dato forma al passato secondo una temporalità che guarda all’avvenire.

Lacan riprende la lezione di Heidegger che destruttura la concezione lineare-cumulativa del tempo, dimostrando che il senso dell’esistenza risiede nella sua apertura al futuro.

L’esistenza prende corpo come una “temporalizzazione continua delle sue possibilità” (M. Recalcati, Jacques Lacan. Desiderio, godimento e soggettivazione, p. 93).

C’è anche un accento sartriano in questa concezione della temporalità: “l’esistenza precede l’essenza” perché nessun passato, nessuna essenza a priori può determinarsi nella vita del soggetto come causa efficiente. L’esistenza assume significato solo a partire dal suo futuro, “come già indicava Nietzsche, a posteriori (Nachträglichkeit), retroattivamente, après coup” (Ibid.).

L’obiettivo di un’analisi non si configura come una rimemorazione integrale del passato o una ricostruzione completa del testo rimosso, ma “solo come realizzazione storica del futuro anteriore del soggetto” (Ibid.).

In tal modo Lacan intreccia la concezione della temporalità di matrice heideggeriana con la “retroazione” freudiana (Nachträglichkeit): in una cura analitica non si tratta di riportare alla coscienza l’integrità del suo testo storico, “ma di ricostruire retroattivamente il senso singolare della propria storicizzazione soggettiva come se fosse un nuovo testo e una nuova scrittura” (Ivi, p. 94).

Per qualche spunto in più sulla movimento temporale della cura guarda questo video sul transfert come romanzo e come lettera.

 

Inconscio

 

La storia verso il futuro

La verità dell’inconscio non riporta il soggetto verso il luogo dell’Origine, ma verso l’assunzione della sua storia in rapporto al suo futuro. “Non si tratta di ritrovare l’arché ma di operare una storicizzazione continua di ciò che è stato alla luce di ciò che è in divenire” (Ivi, p. 95).

Il peso del passato dipende dal significato che il soggetto gli conferisce a partire dalla sua apertura verso il suo futuro.

Come mette in luce Recalcati, questa è la prima teoria lacaniana della soggettivazione: “Non c’è processo di soggettivazione se non come un movimento continuo di ripresa di ciò che è già stato verso ciò che non è ancora, verso l’avvenire come possibilità aperta di dare sempre un nuovo senso al proprio testo storico” (Ivi, p. 96).

Da questo punto di vista, la temporalità dell’inconscio mostra che la storia del soggetto non è il suo passato remoto, ma la possibilità di reinventare la verità storica del soggetto.

Il soggetto non è il risultato di ciò che è stato, non è già scritto dai condizionamenti che lo hanno determinato.

Ne consegue che il soggetto dell’inconscio si rivela sempre come un’eccedenza rispetto al già stato, anzi configura la possibilità e il compito etico di riprendere costantemente ciò che è avvenuto, in “una soggettivazione continua del già stato” (Ivi, p. 97).

In questa cornice concettuale i sintomi si fanno portavoce di quella memoria storica del soggetto che attende di essere soggettivata. Il ritorno del desiderio rimosso che avviene attraverso la perturbazione del sintomo costituisce dunque un’occasione, e una chiamata, per risoggettivare il passato e vivere ciò che non è stato ancora scritto.

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Psicoterapeuta Torino
Nicolò Terminio, psicoterapeuta e dottore di ricerca, lavora come psicoanalista a Torino.
La pratica psicoanalitica di Nicolò è caratterizzata dal confronto costante con la ricerca scientifica più aggiornata.
Allo stesso tempo dedica una particolare attenzione alla dimensione creativa del soggetto.
I suoi ambiti clinici e di ricerca riguardano la cura dei nuovi sintomi (ansia, attacchi di panico e depressione; anoressia, bulimia e obesità; gioco d’azzardo patologico e nuove dipendenze) e in particolare la clinica borderline.

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