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Nella teoria dei quattro discorsi Jacques Lacan tiene insieme la struttura e l'oggetto piccolo a.

Risvegliare il desiderio al di là del fantasma

La cura psicoanalitica punta a risvegliare il desiderio del soggetto. L'esperienza clinica mostra che il soggetto nevrotico si difende dal desiderio attraverso un filtro fantasmatico che interpone tra sé e l'Altro.

La clinica della nevrosi mostra che l'incontro con il desiderio dell'Altro è mediato da un fantasma inconscio. Il fantasma inconscio è uno schema interpretativo fisso con cui il soggetto prova a decodificare la dimensione perturbante dell'alterità radicale dell'Altro. Allo stesso tempo il fantasma nevrotico consente al nevrotico di rimanere al di qua della scelta che dovrebbbe compiere per accedere al suo desiderio.

Indice

La scelta del desiderio

Solitamente le decisioni prese in considerazione durante una cura psicoanalitica sono quelle che riguardano il desiderio.

La scelta del desiderio può essere complicata da tante forme di esitazione nevrotica. In questi casi si può osservare come uno dei meccanismi generali della nevrosi consista nel collocare la sorgente delle proprie decisioni nel campo dell’Altro.

Il soggetto nevrotico cerca di scegliere in base a quello che suppone sia il desiderio dell’Altro. Il nevrotico sceglie come se fosse principalmente preoccupato dal tenersi buono l’Altro.

Nel momento della scelta il nevrotico privilegia il giudizio dell’Altro per garantirsi la possibilità di soddisfare le aspettative dell’Altro.

Se però un soggetto segue questa tentazione si ritroverà fatalmente di fronte a una profonda indecisione perché non capirà mai veramente del tutto cosa scegliere: è come se si trovasse a scegliere tra due oggetti, tra due situazioni o tra due opportunità cercando di capire in che modo quella opportunità può corrispondere alle attese dell’Altro. Tuttavia questo nodo rimane difficile da sciogliere perché con questo tipo di atteggiamento si privilegia il punto di vista dell’Altro anziché il proprio.

Nella nevrosi si scivola nel dare preminenza al punto di vista dell’Altro tralasciando invece la sorgente più affidabile per poter scegliere: la propria motivazione profonda.

Una motivazione è profonda quando la si sente radicata nel proprio vissuto. Questa motivazione rimane però come un mistero perché è difficile da decodificare e non garantisce assolutamente di soddisfare le aspettative degli altri.

Solo quando un soggetto si assumerà il rischio di affidarsi a questa sorgente intima e misteriosa, anziché a un presunto ragionamento su quello che può volere l’Altro, ecco se sceglierà questa via l’indecisione della scelta potrà sciogliersi.

La scelta rimarrà comunque senza garanzie e il soggetto dovrà assumersi la responsabilità di un atto di cui non può addebitare la sorgente o la causalità all’esterno.

Il soggetto potrà riferire il suo atto soltanto a sé stesso pur non essendo padrone del suo atto. È qui che possiamo comprendere perché scegliere in base al proprio desiderio impone responsabilità ma non padronanza.

Per qualche spunto in più guarda questo video sulle due anime del desiderio.

 

Inconscio

Il filtro del fantasma 

Il ragionamento che di solito un soggetto compie per decodificare le aspettative dell’Altro scaturisce da una prospettiva interpretativa che attribuisce un certo tipo di desiderio all’Altro. Questa interpretazione che attribuisce un certo tipo di intenzionalità all’Altro e che prova in qualche modo a decodificare il desiderio dell’Altro, e che lo fa in maniera automatica, si chiama fantasma. E si tratta di un fantasma inconscio perché questo criterio sfugge al soggetto ed entra in azione in maniera automatica.

La chiave di lettura del fantasma è operativa prima ancora che l’Altro si palesi con tutta la sua portata desiderante.

Il desiderio nevrotico di anticipare l’incontro con il mistero del desiderio dell’Altro alimenta il dispositivo del fantasma.

Il fantasma funziona come una sorta di dispositivo o algoritmo che scatta in automatico e che, indipendentemente dall’Altro che ci si ritrova davanti, attribuisce all’Altro delle aspettative.

Se rimaniamo nell’ambito nevrotico di solito le aspettative riguardano l’idea che il soggetto debba essere super performante e non debba avere mancanze o cedimenti.

Il bias inconscio del soggetto nevrotico consiste nel supporre che se interpreterà il ruolo di colui che è brillante allora potrà in qualche modo cavarsela nell’incontro con l’Altro. Questo ruolo sembra consentirgli di evitare l’angoscia che deriva dal trovarsi di fronte a una situazione inedita e non del tutto controllabile.

Per fortuna questo ruolo che viene disegnato dalla chiave interpretativa del fantasma è un ruolo che tiene poco, soprattutto quando entra in gioco la sessualità.

La dimensione pulsionale non riesce ad essere del tutto presa dal ruolo disegnato dal fantasma: c’è qualcosa dell’essere del soggetto che non si lascia catturare da questo schema ripetitivo che aspira alla performance e al controllo.

In effetti, nella pratica psicoanalitica osserviamo che questo ruolo che sembra rassicurare il soggetto alla fine diventa la peggiore fonte delle sue angosce perché il soggetto teme sempre che possa emergere qualcosa al di fuori di questo ruolo, cioè che sia in qualche modo chiamato a spogliarsi di questo ruolo.

Da questo punto di vista l’angoscia è un affetto che non mente, come diceva Lacan. Ed è un affetto che si pronuncia in maniera inequivocabile sull’approssimarsi di quella esperienza soggettiva dove si è in gioco in prima persona, al di là di ciò che si pensa possa desiderare e volere l’Altro.

La cosiddetta traversata del fantasma di cui si parla in ambito psicoanalitico lacaniano consiste allora nella possibilità di vivere la relazione con l’Altro senza cercare subito di rinchiudere la soggettività dell’Altro nello schema ripetitivo messo in scena dal proprio fantasma. L’Altro infatti è Altro perché non riesce a essere preso dalle maglie interpretative del proprio fantasma.

Per qualche spunto in più guarda questo video sulla logica del fantasma. 

 

Inconscio

 

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Psicoterapeuta Torino
Nicolò Terminio, psicoterapeuta e dottore di ricerca, lavora come psicoanalista a Torino.
La pratica psicoanalitica di Nicolò è caratterizzata dal confronto costante con la ricerca scientifica più aggiornata.
Allo stesso tempo dedica una particolare attenzione alla dimensione creativa del soggetto.
I suoi ambiti clinici e di ricerca riguardano la cura dei nuovi sintomi (ansia, attacchi di panico e depressione; anoressia, bulimia e obesità; gioco d’azzardo patologico e nuove dipendenze) e in particolare la clinica borderline.

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