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Un leader diventa un impostore quando camuffa la sua soddisfazione egoistica con la Causa del gruppo.

Un leader diventa un impostore quando ...

Un leader diventa un impostore quando il suo discorso viene totalmente assorbito dal desiderio di controllo e padronanza della vita.

In diverse situazioni e in svariati contesti possiamo osservare che se un leader arriva a questo punto è ormai destinato alla fine. Purtroppo sarà proprio questo desiderio di padronanza e controllo a non permettere al leader di capire come uscire di scena in maniera dignitosa e allora pur di non finire sarà disposto a far affondare la barca di cui dovrebbe prendersi cura con responsabilità.

Indice

Dignità e responsabilità

Parlare di dignità e responsabilità in riferimento alla leadership è inevitabile perché la leadership non è fatta soltanto di esperienze e competenze tecniche nell’arte della conduzione di un gruppo o di un’istituzione.

Un vero leader si configura innanzitutto come testimone di una posizione etica.

È la posizione etica del leader la vera funzione orientativa di un gruppo, di una comunità o di un popolo.

La leadership implica la gestione del potere e le parole dignità e responsabilità entrano in campo quando un leader è capace di non godere dell’esercizio del potere perché sa che il suo compito principale è quello di mettersi al servizio dello sviluppo e dell’evoluzione del gruppo.

Le qualità positive di un leader sono l’ascolto, la cura, l’esempio, la fiducia e la generosità. A queste qualità di base va aggiunta l’apertura, l’aspirazione al cambiamento e l’entusiasmo con cui coinvolgere le persone. Allo stesso tempo un leader deve anche saper mostrare risolutezza affrontando gli ostacoli con energia, convinzione e coraggio.

Un leader deve saper dimostrare sicurezza ma anche autocontrollo in condizioni di rischio.

Senza tutte queste qualità un leader non può avere la visione di scenari futuri che siano possibili e convincenti. Un vero leader deve riuscire a essere innovativo e creativo nel governare il disordine, mantenendo sempre la capacità di progettazione e avendo chiaro l’obiettivo a cui tendere. Tutte queste qualità sono indispensabili per poter aver fiducia nel punto di vista di un leader.

L'Uno e l'Altro 

Può succedere però che un leader abbia una personalità psicopatica e allora osserviamo l’esatto rovesciamento della funzione della leadership. Il leader non è più a servizio del gruppo, ma è il gruppo che diventa un mero strumento di affermazione della volontà di potere del leader.

Ogni volta che osserviamo un leader al lavoro dovremmo allora chiederci quanto le sue decisioni e azioni siano effettivamente a servizio del gruppo o quanto invece siano finalizzate a restaurare l’ego del leader.

Attenzione però, non bisogna pensare che un essere umano voglia diventare leader solo per mettersi al servizio dello sviluppo del gruppo.

Esiste in ogni persona la spinta verso una gratificazione egoistica che non dà priorità al bene dell’Altro.

E per osservare questo non bisogna andare troppo lontano, possiamo applicare questa chiave di lettura anche verso un genitore e chiederci quanto le sue azioni siano orientate verso l’effettivo sviluppo del figlio o quanto invece siano mosse dalla volontà di rendere il figlio come una protesi del proprio ego.

Anche in questi casi è difficile distillare una certa purezza dell’amore genitoriale perché ciascun genitore sarà portato, almeno in parte, a proiettare sui figli delle aspettative che non sono affatto un servizio alla loro crescita.  

Ciò che possiamo aspettarci da un leader sufficientemente buono non è allora la rinuncia alla sua soddisfazione personale, ma il rapporto generativo tra la sua soddisfazione e quella del gruppo.

Un leader diventa un impostore quando camuffa la sua soddisfazione egoistica con la Causa del gruppo. In questi casi vediamo che dietro la presunta Causa del bene dell’Altro c’è il godimento dell’Uno, un Uno che in realtà vuole fare a meno dell’Altro o che vuole ridurlo a strumento-oggetto dei propri fini.

I segni dell'impostura

Come ci accorgiamo dall’esterno di questa deriva egoistica-psicopatica del leader? Dove possiamo rilevare gli indicatori di un leader senza Altro? Per rispondere a queste domande dovremo rivolgere la nostra attenzione verso la postura, i segni del volto e le parole del leader mentre sta ascoltando i membri del gruppo.

Se osserviamo nel leader dei segnali di irritazione durante l’ascolto degli altri allora potremo dedurre che qualcosa si è effettivamente rotto nel patto relazionale con il gruppo.

L’irritazione può scaturire dall’ascolto di parole che esprimono una volontà divergente a quella del leader, parole però che dovrebbero essere tenute in massima considerazione perché fanno presente l’alterità del gruppo, a servizio della quale dovrebbe porsi un vero leader. E invece quando un leader svolge illegittimamente la sua funzione può addirittura manifestare apertamente la sua rabbia e il suo odio verso chi lo contraddice, e in modo ancor più veemente verso chi fa semplicemente notare che il re è nudo.

Un leader diventa una guida negativa quando inizia a essere aggressivo, quando gestisce in modo sbrigativo i rapporti, quando nega il dialogo, quando non è chiaro e non presta attenzione, oppure quando utilizza il sarcasmo e la propria posizione per chiudere il discorso.

Un leader è un impostore quando invece di prendersi cura del gruppo manipola le persone, le mette a disagio e prova godimento nell’umiliarle di fronte agli altri. In questi casi un leader invece di essere un testimone appare come una persona che agisce con superficialità e, sebbene possa suscitare timore nei membri del gruppo, risulterà incapace di farsi prendere sul serio.

A una situazione simile si accompagna un comportamento di sfiducia del leader verso i propri collaboratori che vengono scavalcati e traditi. Vediamo allora che l’impostura di un leader si manifesta attraverso la chiusura nei confronti delle opinioni altrui e attraverso la rigidità nel non cercare di comprendere l’interlocutore. Tutto questo si risolve in una resistenza di fronte al cambiamento e la vera spinta motivazionale del leader sembra essere quella di costruire un clima di tensione utilizzando l’intimidazione.

Si giunge così alla deriva di un leader che smette di essere autorevole e mostra soltanto la faccia autoritaria dell’Uno contro l’Altro. È qui che inizia la fine di un leader perché se perde l’Altro non sarà più capace di avere una visione credibile e di riconoscere le nuove opportunità.

Il fattore principale che rende un leader sufficientemente buono risiede nella sua capacità di ascolto e sintonizzazione con il gruppo.

Un leader diventa un impostore quando inizia a credersi al di sopra delle dinamiche e delle esigenze del gruppo.

Un leader scivola in questa posizione quando si crede il padrone del gruppo e quando crede che può fare a meno dell’ascolto dell’Altro per continuare a essere leader. È l’inizio della fine perché non appena un leader smette di comprendere che la sua posizione gli è data dal gruppo andrà incontro a una serie di errori che gli procureranno il disinvestimento dello stesso gruppo che lo aveva eletto a suo punto di riferimento.

Il vero problema è che questi errori possono portare alla dissoluzione non solo del leader ma anche dello stesso gruppo: è questo il pericolo maggiore per un gruppo che si affida a un impostore mascherato da leader.

Sembra incredibile, però questa dinamica che ritroviamo nei gruppi può diventare così corrosiva da ledere il funzionamento delle istituzioni, addirittura il funzionamento di una nazione. Esistono allora degli antidoti per fronteggiare questa deriva? La democrazia, intesa come forma di legame con l’Altro, è il modo meno peggiore che gli esseri umani hanno trovato per trattare questa spinta acefala che può far collassare la psicopatia di un leader sulla tendenza a far massa di un gruppo.

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Per qualche spunto in più guarda questo video sul libro Cosa resta del padre? di Massimo Recalcati.

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Psicoterapeuta Torino
Nicolò Terminio, psicoterapeuta e dottore di ricerca, lavora come psicoanalista a Torino.
La pratica psicoanalitica di Nicolò è caratterizzata dal confronto costante con la ricerca scientifica più aggiornata.
Allo stesso tempo dedica una particolare attenzione alla dimensione creativa del soggetto.
I suoi ambiti clinici e di ricerca riguardano la cura dei nuovi sintomi (ansia, attacchi di panico e depressione; anoressia, bulimia e obesità; gioco d’azzardo patologico e nuove dipendenze) e in particolare la clinica borderline.

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