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Il terapeuta che lavora con un soggetto borderline deve cavalcare la turbolenza degli stati d’animo del paziente.

Accettazione e cambiamento nella Dialectical Behaviour Therapy

Alla base della Dialectical Behaviour Therapy (DBT) troviamo l’idea che il borderline non ha le abilità necessarie per regolare le emozioni, emozioni che vive come uno sciame di vissuti da cui si sente sopraffatto.

In questo sciame emotivo il borderline non riesce a orientarsi perché non riesce a costruire una trama che generi senso e ciò non gli permette di essere lucido su quello che gli sta succedendo.

 

Azione ed emozione

Il lavoro terapeutico della DBT si focalizza dunque sui primi passi per far raggiungere al paziente una posizione in cui riuscire a tollerare il dolore e iniziare a muoversi in modo meno impulsivo.

La Linehan parte dal presupposto che per raggiungere l’obiettivo di regolare le emozioni bisogna intervenire modificando le azioni prima ancora di pensare in modo nuovo.

È come se ci dicesse che, laddove un soggetto ha smarrito una trama di senso, il lavoro terapeutico non si può subito appoggiare sulla sua capacità di costruire una trama perché è proprio quella capacità che risulta gravemente compromessa.

Lo sviluppo delle abilità che viene allora perseguito con l’approccio DBT mira a far ritrovare il senso della vita ma giocando la partita su una scacchiera diversa da quella del pensiero. È come se si giocasse su una scacchiera per modificare l’esito di una partita che sta avvenendo su un’altra scacchiera.

La Linehan sostiene che cambiare il comportamento fa cambiare le emozioni e seguendo questa prospettiva dice addirittura di seguire Aristotele secondo il quale “agire in modo virtuoso renderà virtuosi” [M.M. Linehan (2020), Una vita degna di essere vissuta, trad. it. N. Morra, Cortina, Milano 2021, p. 182].

Per la Linehan è dunque l’azione che pian piano modifica l’emozione. C’è una sua frase che racchiude questa concezione: “non puoi pensare te stesso in nuovi modi di agire; puoi solo far agire te stesso secondo nuovi modi di pensare” [M.M. Linehan (2020), Una vita degna di essere vissuta, p. 182].

Per qualche spunto in più guarda questo video su emozioni e tempo vissuto. 

Inizialmente, mentre stavo leggendo le considerazioni della Linehan sulla prevalenza dell’azione nell’intervento terapeutico, ho sentito un certo disappunto perché mi sembrava che il suo impianto teorico scartasse la dimensione della parola e della storia e quindi anche l’esperienza dell’inconscio.

Poi ho iniziato a raffigurarmi meglio il momento e l’ambito di un intervento modulato dallo sviluppo delle abilità DBT e allora mi è venuto in mente che in effetti se rivolgiamo la nostra attenzione al lavoro clinico ed educativo che viene svolto in una comunità terapeutica allora osserviamo che la dimensione dello stare (accettazione) e quella del fare (azione) sono due aspetti centrali di un intero percorso riabilitativo, un percorso a cui va però aggiunta in modo irrinunciabile la dimensione della parola altrimenti una “pratica” sganciata dal “dire” rischia di essere semplicemente un’operazione ortopedica o un indottrinamento o un rafforzamento dell’Io che preclude l’effettiva “soggettivazione” del proprio rapporto con il “Reale” della vita emotiva.

Disregolazione emotiva e comportamenti

Nella DBT il primo passaggio da compiere è quello di mitigare l’intensità della disregolazione emotiva attraverso alcune abilità che consentono di tollerare e accettare la vita così com’è in un determinato momento quando non la si può cambiare.

Allo stesso tempo il terapeuta DBT aiuta ad esaminare i comportamenti disfunzionali e quelli funzionali per ridurre i primi e aumentare i secondi.

Il terapeuta che lavora con un soggetto borderline deve cavalcare la turbolenza degli stati d’animo del paziente “spronando e frenando, alternativamente, a seconda delle necessità” [M.M. Linehan (2020), Una vita degna di essere vissuta, p. 211].

La tensione dialettica della DBT consiste nella ricerca dell’equilibrio dinamico tra obiettivi apparentemente opposti: da un lato l’accettazione di sé stessi e della propria condizione di vita e dall’altro la spinta verso il cambiamento per migliorare la propria vita.

Dialettica vuol dire quindi ricerca di una sintesi tra dimensioni opposte per raggiungere non solo una condizione sopportabile ma anche una vita degna di essere vissuta.

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Per qualche spunto in più guarda questo video sullo sciame borderline.

Psicoterapeuta Torino
Nicolò Terminio, psicoterapeuta e dottore di ricerca, lavora come psicoanalista a Torino.
La pratica psicoanalitica di Nicolò è caratterizzata dal confronto costante con la ricerca scientifica più aggiornata.
Allo stesso tempo dedica una particolare attenzione alla dimensione creativa del soggetto.
I suoi ambiti clinici e di ricerca riguardano la cura dei nuovi sintomi (ansia, attacchi di panico e depressione; anoressia, bulimia e obesità; gioco d’azzardo patologico e nuove dipendenze) e in particolare la clinica borderline.

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