Il fantasma del Super-Io, il desiderio e l'estasi mistica
Le varie forme di psicopatologia trattano la mancanza come un deficit da colmare, fanno della mancanza costitutiva dell’essere umano una malattia da guarire.
La voce del Super-Io
Il Super-Io è quell’agente interno al soggetto che farebbe della mancanza una colpa. Ma la nostra mancanza non è una colpa, è semmai l’indice della nostra più autentica condizione di esseri relazionali. Siamo destinati a essere in relazione.
La differenza radicale tra la voce del Super-Io e la chiamata del desiderio consiste nel diverso rapporto che viene sostenuto con la mancanza del soggetto.
Nel corso di una cura psicoanalitica un soggetto potrà superare la fissità del suo fantasma nel momento in cui comprenderà che il Super-Io è il residuo di una relazione infantile in cui non si è sentito pienamente accolto.
Il fraintendimento del nevrotico consiste nel ritenere che per essere amati dall’Altro bisogna occultare la propria mancanza, bisogna nascondere il divario irrimediabile tra ciò che si è e l’ideale astratto che si presume si debba incarnare per conquistare affetto, stima e amore.
Inseguire l’amore facendosi servi del Super-Io apre un destino infelice perché si avrà sempre la sensazione di non essere realmente amati per ciò che si è autenticamente. Ma se il soggetto impara ad accogliere la propria mancanza potrà liberarsi dall’oppressione-protezione mortificante del Super-Io.
Lasciare gli ormeggi del Super-Io
Nel corso di una cura psicoanalitica per il soggetto può aprirsi la possibilità di compiere un atto di fiducia verso la propria mancanza, che vuol dire incamminarsi con coraggio nel mondo senza avere la rassicurazione mortificante dei comandamenti del Super-Io.
Il Super-Io è quel padrone che il soggetto nevrotico si è costruito nel periodo del suo sviluppo infantile per sentire di avere gli ormeggi nel porto dell’Altro. Ma rimanendo legato al Super-Io il soggetto non sentirà mai di avventurarsi nella scoperta dell’unicità della sua vita.
Quando il soggetto rinuncia alla gabbia protettiva del Super-Io entra in rapporto con sé stesso senza le mediazioni rassicuranti di una trama già scritta, in questi frangenti fa esperienza della libertà di partire per un viaggio in mare aperto. È in questo snodo, in cui il soggetto abbandona il Super-Io e inizia a percepire la libertà e la solitudine della sua apertura alla vita, che può finalmente farsi sentire la chiamata del desiderio.
Ecco perché, finché c’è il Super-Io a dominare il vissuto psichico del soggetto, non può esserci esperienza del desiderio.
Il Super-Io è l’ostacolo a fare esperienza della propria libertà e responsabilità nella vita. La chiamata del desiderio si configura invece come il richiamo misterioso ad assumere una posizione etica nella vita. Si può allora facilmente comprendere perché Jacques Lacan in un seminario dedicato all’etica della psicoanalisi affermava che l’unica vera colpa è quella di cedere sul proprio desiderio (Lacan J., Il seminario, Libro VII, L’etica della psicoanalisi (1959-1960), ed. it. a cura di A. Di Ciaccia, Einaudi, Torino 2008, pp. 361-377).
Desiderio ed estasi mistica
La scelta basata sulla propria vocazione rimarrà sempre senza garanzie e il soggetto deve assumersi la responsabilità di una scelta che dipende solo dalla sua verità più intima.
La scelta del desiderio presuppone una responsabilità senza padronanza, perché il soggetto può ricondurre la sua vocazione soltanto al mistero che lo abita.
L’estasi mistica si presenta come un’esperienza paradigmatica di questa apertura fiduciosa al proprio desiderio e, allo stesso tempo, è anche un’esposizione radicale al mistero dell’Altro.
Come mette in luce Romano Màdera l’estasi è «uno strappo dalla trama ordinaria della percezione quotidiana, dunque una esperienza che nasce in una condizione di “deautomatizzazione”. – I fattori scatenanti possono essere molti (dalla solitudine agli spettacoli naturali, a una sensazione imprevedibile), così diversi e molteplici che non possiamo trovarne cause precise e plausibili. – Il linguaggio incontra limiti invalicabili, viene “dopo” e denuncia sempre la sua inadeguatezza. – Ci sono però parole che ricorrono molto spesso: l’impressione di essere di fronte al “Reale”, al “Vero”, ma, soprattutto di entrare in una condizione di “Gioia”, di “Beatitudine”. – Cosa sia tuttavia il contenuto specifico di questa beatitudine nessuno sa. Potremmo dire: è una gioia senza oggetto. – A volte visita persone che l’hanno inseguita tutta una vita, altre volte arriva improvvisa a persone che neppure la cercavano. Non c’è nessun rapporto tra gli sforzi, o i presunti meriti, e l’esperienza mistica: è una sorta di “dono ricevuto”» (Màdera R., Lo splendore trascurato del mondo. Una mistica quotidiana, Bollati Boringhieri, Torino 2022, pp. 21-22).
L’estasi mistica è una condizione dell’essere in cui il soggetto abbandona gli ormeggi nevrotici del suo fantasma e si affida a un viaggio in mare aperto.
L'estasi mistica è un viaggio in cui fa esperienza del proprio mistero nello stesso momento in cui si concede fiduciosamente al mistero dell’Altro. Nell’insegnamento di Lacan l’estasi dei mistici offre l’occasione per sondare la possibilità di abitare la vita al di là della pretesa di padronanza [Cfr. Lacan J., Il seminario, Libro XX, Ancora (1972-1973), ed. it. a cura di A. Di Ciaccia, Einaudi, Torino 2011, pp. 61-72].
Il desiderio di padronanza richiede un rafforzamento della sorveglianza dell’Io e conduce verso un atteggiamento generale di difesa dalla vita. Grazie all’estasi mistica osserviamo invece la possibilità di esistere senza difendersi dalla vita.
Per qualche spunto in più guarda questo video sulle due anime del desiderio.