Interpretazione e illazione
L'interpretazione psicoanalitica rischia di diventare illazione quando il significato attribuito alle parole del paziente deriva da un sapere precostituito. Affinché l'interpretazione non diventi illazione è necessario che il lavoro analitico si concentri sulla dimensione significante prima ancora di precipitarsi sul piano dei significati.
Indice
L'amplificazione del senso
La pratica interpretativa in psicoanalisi è rivolta al soggetto dell’inconscio e se consideriamo l’inconscio strutturato come un linguaggio ci troviamo allora di fronte alla questione della determinazione o indeterminazione significante del soggetto.
Ma l’inconscio non è soltanto una struttura che concatena i significanti perché rimane sempre una dimensione esistentiva che riguarda quel più di pulsionale che Lacan indica con il concetto di godimento.
Se il soggetto viene considerato sul versante Simbolico dell’esperienza, allora la sua posizione è sempre suscettibile a una continua indeterminazione, dal momento che in quanto effetto della catena significante è sempre predisposto al rimando verso un altro significante.
Se l’interpretazione psicoanalitica si muove solo versante Simbolico rimane aperta a tutti i sensi.
Un sogno per esempio può essere analizzato in modo interminabile, con l’aggiunta di un significante dopo l’altro, nell’oscillazione tra le diverse significazioni possibili. Ciò però potrebbe condurre a un’infinitizzazione dei significati attribuibili ad ogni singolo sintomo e al testo del colloquio nel suo complesso. In tal modo il testo di un paziente rimanderebbe a un secondo testo, non evidente ma sottostante, fino ad una proliferazione potenzialmente infinita di ulteriori amplificazioni di senso.
L’ermeneuticità intrinseca alla psicoanalisi può ridursi alla concezione ingenua secondo cui il testo dell’Io cosciente non esaurisce mai il senso dell’esperienza soggettiva, per cui il testo del paziente avrebbe sempre un lato sottostante che può chiarire e illuminare il testo manifesto.
Secondo questa prospettiva la seduta analitica può assomigliare alla codifica del testo in un secondo testo che rivelerebbe il senso autentico del primo. La distinzione tra manifesto e latente può inoltre entrare in gioco nell’uso illativo dell’interpretazione (Cfr. M. Recalcati, La pratica del colloquio clinico. Una prospettiva lacaniana, Cortina, Milano 2017).
Quando l’interpretazione diventa illazione il testo del paziente può venir tradotto dal sapere dell’operatore in un altro testo.
Se l'interpretazione scivola verso l'illazione le parole del paziente, così come i suoi sintomi, vengono ascoltate a partire dal sapere dell’operatore. Nell'illazione avviene una sorta di traduzione da un codice all’altro, così come può avvenire nel caso della diagnosi descrittiva dove alla fine il testo del paziente può ridursi a mero oggetto dell’indagine del sapere “psi”.
Le illazioni semantiche potrebbero verificarsi anche nell’uso del controtransfert, dove la codifica del testo del paziente avviene in base ai pensieri e ai vissuti che appartengono al campo inconscio dell’analista.
Ma come sottolinea Lacan «la psicoanalisi non fa dell’interpretazione un’ermeneutica, una conoscenza in qualche modo illuminante o trasformatrice» [J. Lacan (1967), Della psicoanalisi nei suoi rapporti con la realtà, in Altri scritti, p. 348].
Per qualche spunto in più guarda questo video su metafora e metonimia.