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L’unicità del volto del partner non può essere colta in una relazione narcisistica.

Il miraggio dello specchio in amore

L’unicità del volto della persona amata non può essere colta in una relazione speculare. Tante volte sentiamo dire dell’importanza del rispecchiamento, come se la possibilità di rispecchiarsi nell’altro fosse la garanzia di un contatto ravvicinato con la sua parte più vera.
 
Per la psicoanalisi però il rispecchiamento con l’altro va distinto dal vero riconoscimento dell’alterità radicale dell’Altro. L’amore basato sul rispecchiamento rischia infatti di alimentare la dimensione narcisistica del legame, mettendo in disparte la possibilità di farsi sorprendere dall’incontro con l’Altro.
 
Per qualche spunto in più guarda questo video sulle trappole del narcisismo in amore.
 
Nonostante la scelta d’amore sia condizionata dal particolare momento a cui è legato ogni incontro, la psicoanalisi ha cercato di circoscrivere “le condizioni d’amore”, ossia quelle condizioni necessarie per l’innamoramento.
 
In particolare, l’elaborazione psicoanalitica sull'amore verte sulla somiglianza tra il soggetto amato e il primo altro che è stato amato. Da questo punto di vista l’amore sembra sempre uno spostamento, una traslazione di quelle caratteristiche che in un’epoca primordiale ci avevano sedotto.
 
Sulla base di somiglianze immaginarie o simboliche si compie dunque una scelta relazionale che può essere la riproposizione o del rapporto che la persona intratteneva con sé stessa o del rapporto stabilito con altri membri della famiglia.
Nel primo caso si tratta di “amore narcisistico”, mentre nel secondo di “amore anaclitico”. La definizione narcisistica dell’amore è costruita sull’esclusione dell’altro dal rapporto: nel narcisismo infatti il soggetto è chiuso nell’autoreferenzialità e ricerca nel partner solo un rispecchiamento gratificante per l’idea che ha di sé.

Il livello narcisistico della relazione trova il suo prototipo nello stadio di sviluppo del bambino che lo psicoanalista Jacques Lacan ha definito “stadio dello specchio” [Lacan (1936), Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dell'io].
 
Il bambino si riconosce nello specchio e si ritrova nel miraggio offerto dall’immagine speculare. Si tratta di un miraggio perché l’essere del soggetto non coinciderà mai con il riflesso dell’immagine.
Senza la presenza di un Altro che apre l’orizzonte simbolico della relazione e rompe l’incantesimo immaginario, l’io rischia di perdersi e confondersi nel suo doppio, mancando in tal modo l’incontro con l’alterità radicale che l’attende oltre il miraggio dello specchio.

Il piano della relazione che in psicoanalisi viene definito narcisistico richiama dunque la simmetria e la simpatia delle relazioni speculari, quelle dove ci rivediamo nell’altro, dove addirittura corriamo il rischio di confonderci con l’altro come se fosse un nostro doppione. Se una relazione si sostiene solo su questo gioco di specchi non avrà molto futuro e nel migliore dei casi il legame sarà messo in crisi dopo la mancata conferma del proprio narcisismo.
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Nicolò Terminio, psicoterapeuta e dottore di ricerca, lavora come psicoanalista a Torino.
La pratica psicoanalitica di Nicolò è caratterizzata dal confronto costante con la ricerca scientifica più aggiornata.
Allo stesso tempo dedica una particolare attenzione alla dimensione creativa del soggetto.
I suoi ambiti clinici e di ricerca riguardano la cura dei nuovi sintomi (ansia, attacchi di panico e depressione; anoressia, bulimia e obesità; gioco d’azzardo patologico e nuove dipendenze) e in particolare la clinica borderline.

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