Nel libro L'uomo senza inconscio troviamo due aspetti principali dell’opera di Massimo Recalcati. In esso il rapporto soggettivato con il testo di Lacan è strettamente intrecciato con un modo di essere psicoanalisti che è sensibile ai temi e ai problemi della contemporaneità.
Nel libro La notte del Getsemani Massimo Recalcati parte dal fatto che per la psicoanalisi e il cristianesimo il momento del dolore è un momento di verità, anche se questa verità può far compiere quell’esperienza in cui l’esistenza si sgancia da ogni possibile attribuzione di senso.
Nel complesso di Edipo il Nome del Padre funziona come una metafora perché il meccanismo della metafora sostituisce un significante con un altro significante.
Il controtransfert è un’esperienza possibile anche per gli psicoanalisti più collaudati, se non si ammette simbolicamente questa possibilità essa ritornerà nel Reale sotto forma di agiti dell’analista.
Il discorso dell’analista viene prodotto da un mezzo giro del discorso isterico. Il discorso dell’analista prende forma grazie a un taglio interpretativo che consiste nel dare rilevanza alla presenza dell’oggetto piccolo a nella trama discorsiva del paziente.
Nell’ambito della psicoanalisi lacaniana il fallo è un concetto che subisce diversi aggiornamenti e viene declinato su ogni registro dell’esperienza (Immaginario, Simbolico e Reale).
L’attivazione del lavoro analizzante che avviene in una cura non è un processo psicodinamico che può essere medicalizzato o confinato dentro le prassi e procedure dei vari approcci terapeutici.
Sulla base della mia esperienza clinica la depersonalizzazione e la derealizzazione di tipo psicotico è molto diversa da quella borderline.
L’atto analitico è quell’intervento clinico non preordinato (e creativo-abduttivo) che può toccare quel qualcosa di singolare del soggetto aprendo un’alternativa alla ripetizione dell’inconscio.
Come gode un corpo? Un corpo gode sempre in silenzio. È il silenzio (della pulsione e del significante) che ci permette di avvicinarci all’esperienza del Reale in psicoanalisi. Il Reale indica un’esperienza dove il corpo viene vissuto come un godimento assoluto, cioè un godimento che non è stato rivestito dalla coperta del senso.
Nel borderline avviene uno spostamento continuo del senso, uno spostamento incessante che non trova pace in nessuna condensazione.
Nel libro La Legge della parola. Radici bibliche della psicoanalisi troviamo una nuova testimonianza del movimento di ricerca che Massimo Recalcati ha intrapreso da più di trent’anni.
In un’analisi l’apertura dell’inconscio non si esaurisce nella presenza dei sogni, lapsus, etc., ma richiede che alla sofferenza del sintomo venga supposta una significazione.
La clinica borderline ci mostra alcuni casi in cui il flashback traumatico può presentarsi non come la riproposizione del trauma, ma come l’ultimo velo sul “Reale” del trauma. E il termine Reale va qui concepito come quell’esperienza che buca tutte le nostre possibilità di rappresentazione. Il Reale è ciò che fa saltare il nostro quadro della realtà.
Altro, immagine, corpo: in ciascuno di questi livelli di esperienza il silenzio si fa segno di una presenza e, al contempo, di un’assenza. La cura psicoanalitica è uno dei modi per esplorare le forme in cui tale presenza-assenza si manifesta nel rapporto con il proprio inconscio.
Nella mia pratica clinica trovo frequentemente la necessità di un trattamento preliminare dei sintomi affinché possano diventare messaggeri della verità dell’inconscio.
Nell'insegnamento di Lacan l'oggetto causa del desiderio non è qualcosa che rimane in nostro possesso, si tratta piuttosto di un'esperienza che ci muove e ci orienta nei pensieri, sentimenti e azioni. In un certo senso potremmo dire che siamo noi ad essere posseduti dalla causa del desiderio.
La cura psicoanalitica punta a risvegliare il desiderio del soggetto. L'esperienza clinica mostra che il soggetto nevrotico si difende dal desiderio attraverso un filtro fantasmatico che interpone tra sé e l'Altro.
L'orizzonte dell'atto psicoanalitico è disegnato dalla scienza e dalla poesia. Da un lato bisogna considerare la struttura delle argomentazioni che provano render condivisibile il rapporto con la verità dell'inconscio e dall'altro non bisogna tralasciare la sorgente intima di quei vissuti incondivisibili che ciascuno di noi vive come il punto di partenza per ogni vero incontro.
Gli elementi da individuare per l’interpretazione sono già nelle parole del paziente. Il discorso dell’analizzante rivela una organizzazione che mostra la funzione dei singoli elementi. L’ascolto e l’intervento sui significanti dell’analizzante dovrebbe essere inteso come “la pratica di un testo significante […].
L’interpretazione non deve essere finalizzata a riprodurre in modo indefinito la concatenazione dei significanti, ciò equivarrebbe alla convalida dell’alienazione del soggetto nel campo dell’Altro.
Man mano che sono andato avanti nella mia pratica clinica e nell’approfondimento dei temi legati alla ricerca in psicoterapia, mi sono accorto che la specificità della ricerca psicoanalitica consiste nell’organizzare il testo cercando di compiere un atto verso il lettore o verso l’ascoltatore.
L’interesse per il rapporto tra creatività e inconscio mi accompagna sin dal tempo romano della mia formazione. In quel periodo mettevo a punto la mia tesi di dottorato e nell’intento di costruire una griglia di osservazione della cura psicoanalitica lacaniana trovavo un orientamento ben definito in un testo sull’estetica psicoanalitica: Il miracolo della forma di Massimo Recalcati.
La pratica psicoanalitica di Nicolò è caratterizzata dal confronto costante con la ricerca scientifica più aggiornata.
Allo stesso tempo dedica una particolare attenzione alla dimensione creativa del soggetto.I suoi ambiti clinici e di ricerca riguardano la cura dei nuovi sintomi (ansia, attacchi di panico e depressione; anoressia, bulimia e obesità; gioco d’azzardo patologico e nuove dipendenze) e in particolare la clinica borderline.