Nella clinica del vuoto il trattamento della famiglia si configura come una modalità di trattamento dell’Altro del soggetto. Se nei sintomi freudiani la relazione con l’Altro è il campo magnetico inconscio che orienta il discorso del soggetto, nella clinica del vuoto invece l’Altro può non essere strutturato come un campo organizzato oppure può essere caratterizzato dalla forclusione del significante del Nome del Padre, che in ambito lacaniano costituisce quel significante Terzo che regola il rapporto tra il soggetto e l’Altro.
Il secondo criterio per distinguere i sintomi freudiani dai nuovi sintomi specifica ancor di più la compromissione del rapporto tra soggetto e Altro. Nel sintomo nevrotico è la dimensione del conflitto a farla da padrone. Il discorso del soggetto è orientato infatti dal conflitto tra quella che sente come la propria autenticità e ciò che immagina che l’Altro si aspetti da lui (o lei).
Quando penso all’esperienza che può essere generata nella terapia online mi viene in mente l’obiettivo trasversale alle diverse forme di incontro terapeutico: far emergere l’avvenire dell’inconscio.
La questione che si pone per una pratica interpretativa che abbia come focus il Reale riguarda il seguente quesito: come deve essere la modalità di interpretazione che voglia sintonizzarsi con la pulsazione dell’inconscio?
Se intendiamo la soggettività esclusivamente come intenzionalità della coscienza, allora il godimento del corpo sembra produrre l’eclissi della funzione soggettiva. Esiste infatti un rischio nel semplificare la questione dell’intenzionalità immaginando che il soggetto sia una sorta di omino che sta dietro i nostri occhi e ha sempre un oggetto verso cui rivolgersi.
Il prodotto del discorso dell’analista è la lettera asemantica che esprime la nostra esperienza di godimento. Porre in posizione di agente l’oggetto a implica mettere al lavoro il soggetto diviso ($) per produrre il marchio di godimento con cui il linguaggio lo ha catturato.
Nello spunto dedicato al transfert sottolineavamo che l’analista si fa sembiante dell’oggetto a. Adesso possiamo precisare lo statuto logico di ciò che viene messo in posizione di sembiante nel discorso dell’analista: si tratta del plusgodere che alimenta il godimento del sintomo e che sostiene il fantasma.
Il Nome-del-Padre non coincide con il padre reale, corrisponde piuttosto alla funzione paterna. Nell’orientamento lacaniano il Nome-del-Padre è un operatore psichico che consente al soggetto di accedere alla funzione simbolica, alla possibilità cioè di dare un senso all’esperienza.
La vera soggettivazione non è soltanto la narrazione della propria vita, ma il recupero di un rapporto generativo con quel movimento della vita che ci scrive. “Noi siamo scritti dal silenzio”, ci ricorda Duccio Demetrio.
La nevrosi ossessiva è caratterizzata dalla ricerca del senso e sopporta male il non-senso, in questa struttura clinica il soggetto esige che tutto sia simbolizzato in maniera esaustiva. Nell’isteria invece il soggetto si presenta per la via della mancanza d’essere e dimostra quanto il senso sia insufficiente a render conto dell’essere del soggetto.