Il discorso dell’analista viene prodotto da un mezzo giro del discorso isterico. Il discorso dell’analista prende forma grazie a un taglio interpretativo che consiste nel dare rilevanza alla presenza dell’oggetto piccolo a nella trama discorsiva del paziente.
Per abbandonarsi nella relazione terapeutica è necessario un atto di fiducia nell’alterità, anzi l’abbandono stesso coincide con questo atto. Per essere più vicini a ciò che succede nella relazione terapeutica dobbiamo considerare questo atto come il punto di arrivo di un processo.
Per vivere il desiderio è necessario "sapersi" abbandonare. Abbandonarsi vuol dire lasciarsi andare per accedere a un'esperienza di sé in cui il soggetto entra finalmente in contatto con la propria verità. Una verità che è marchiata dalle parole e che richiede di essere vissuta in primo luogo attraverso il corpo.
Il pensiero clinico di Massimo Recalcati risulta fondamentale per comprendere l'anoressia-bulimia e gli altri nuovi sintomi che rientrano nella clinica del vuoto.
In numerosi studi clinici Recalcati ha mostrato che nella cura dei nuovi sintomi l’interpretazione semantica non riesce a scongelare l'olofrase che caratterizza il discorso del soggetto. L’intervento decisivo con i nuovi sintomi è il maneggiamento della relazione terapeutica: la relazione terapeutica diventa più efficace dell’interpretazione.
Nel complesso di Edipo Lacan distingue “tre tempi”, ossia tre scansioni logiche. Seguendo la rilettura lacaniana di Freud possiamo individuare quegli operatori psichici che introducono il soggetto in un mondo attraversato e ristrutturato dal Simbolico.
La forclusione del Nome del Padre di cui parla Lacan indica un'alterazione del rapporto tra il soggetto e il linguaggio. Le varie forme psicopatologiche, e la psicosi in particolar modo, mettono in luce l’intreccio soggettivo tra la nostra dimensione vivente e il dispositivo del linguaggio.