Bromberg sostiene che affinché la teoria psicoanalitica possa essere ancora rilevante per la comprensione della mente umana, e anche del processo terapeutico, debba riformulare i concetti che riguardano il conflitto inconscio, l’interpretazione delle resistenze e le fantasie inconsce.
Quando il meccanismo della dissociazione diventa una difesa, il Sé si protegge dalle minacce di destabilizzazione attraverso un sistema di allarme precoce, un sistema difensivo che sembra configurarsi come il garante della futura continuità del Sé.
La traduzione del bisogno in parole è già un’esperienza di castrazione perché nell’atto di traduzione è insita una riduzione: non tutto il vissuto generato dal bisogno potrà mai essere del tutto rappresentato in modo esaustivo, ci sarà sempre un resto del proprio vissuto che risulterà intraducibile.
CAMPO ISTITUZIONALE E LAVORO D'ÉQUIPE
Struttura e flessibilità sono due parole chiave che definiscono il campo istituzionale e il lavoro di équipe nei servizi di cura.
Il trauma evidenzia l’impatto che gli avvenimenti della vita possono svolgere nello sviluppo dell’identità e nell’origine dei fenomeni psicopatologici. Il trauma rappresenta l’alterazione e la disarmonia sempre possibile tra il soggetto e il suo mondo (affettivo, relazionale, fisico, ecc.). Quando il soggetto vive l’esperienza del trauma sente di non avere via di scampo: un evento diventa traumatico perché viene azzerata la possibilità per il soggetto di prendere una posizione rispetto all’evento stesso.
Se nel discorso dell'analista l'agente è il plusgodere, cioè l'oggetto piccolo a in quanto residuo della simbolizzazione, nella cura del borderline bisogna innanzitutto fare posto al sognatore.
Nella psicoanalisi lacaniana la forclusione del Nome del Padre indica il mancato compimento del complesso di Edipo ed mostra l’assenza di un punto di capitone nello scorrimento del piano del significante su quello del significato.
La forclusione del Nome del Padre di cui parla Lacan indica il meccanismo psicopatologico delle psicosi e mostra il mancato compimento del complesso di Edipo.
La questione del Terzo rimanda alla clinica della psicosi, che è ben diversa dalla clinica della nevrosi. Nella psicosi tra l’Altro e il soggetto manca un Terzo che possa fare da garante del rapporto. È in questo snodo soggettivo che entra in gioco la questione del complesso di Edipo e della forclusione del Nome del Padre.
L'alleanza terapeutica è un movimento che inizia già nella prima seduta e che si sviluppa grazie alla presenza di un Altro terapeutico che infonde la fiducia sufficiente (e anche l’entusiasmo) per un confronto meno problematico con ciò da cui il paziente si difende.
Il dramma della nevrosi consiste nella discordanza che si viene a creare tra ciò che il soggetto vive sul piano del Reale e ciò che lo rappresenta nella funzione simbolica.
Cercando di rispondere alla domanda “perché si scrive?” è possibile rintracciare un’analogia tra psicoanalisi e scrittura autobiografica.
Intuitivamente il parallelo tra psicoanalisi e autobiografia verrebbe suggerito dall’importanza data alla storia del soggetto.
La testimonianza del desiderio ci permette di capire dall’interno lo stile di Recalcati perché sovverte anche il discorso dell’intellettuale.
Il lavoro intellettuale permette di decifrare quello che succede, ma fino a questo livello si tratta di un’attività che interpreta e mette in discussione i “significanti padroni” che sono a lavoro nel luogo dell’Altro.
La scrittura dell’esperienza clinica tocca il rapporto tra oralità e scrittura, ma anche quello tra esperienza e linguaggio.
La scrittura dell’esperienza clinica non riguarda solo la scrittura del caso clinico, ma tocca tutte quelle pratiche che contornano il lavoro quotidiano di tanti operatori che si muovono nell’ambito di servizi e istituzioni dedicate alla cura psichica.
L’interpretazione deve configurarsi più come un taglio che come un’interpunzione. Il taglio interpretativo si muove in direzione opposta alla proliferazione semantica dell’inconscio.
Nell’interpretazione come taglio il soggetto viene riportato non al rimando dei significanti ma all’opacità asemantica del suo godimento.
All’inizio del libro Il mistero delle cose Christopher Bollas dedica un capitolo alle origini dell’alleanza terapeutica e si chiede su quale base possa avvenire l’affidamento del paziente alla situazione analitica.
Nella prospettiva fenomenologico-dinamica la coscienza può essere definita come una “vulnerabile regia dell’esserci” (G. Stanghellini, M. Rossi Monti, Psicologia del patologico. Una prospettiva fenomenologico-dinamica, p. 316).
Gli attacchi di panico mostrano lo straripamento del Reale e vengono vissuti dal soggetto come un fulmine a ciel sereno che in modo imprevedibile fa emergere la vita fuori da qualsiasi rappresentazione e da qualsiasi limite.
Bisognerebbe riformulare la questione del debito simbolico sottolineando che nel rapporto tra soggetto e Altro, quando avviene la trasmissione del desiderio, il debito simbolico si configura come un dono generativo.
Da quando il Covid-19 è entrato nella nostra quotidianità tutti noi, sebbene ciascuno in modo diverso, abbiamo vissuto un trauma collettivo. Come ogni trauma anche il Covid-19 ha scombussolato il nostro quadro della realtà e ci ha confrontato con la dimensione perturbante della vita.
Nell’incontro organizzato dal Nuovo SEFIR avevo sviluppato alcune riflessioni sul Covid-19 prendendo spunto dalla mia pratica clinica. Oltre alle parole e ai vissuti dei pazienti che incontro nel mio studio, avevo anche affrontato alcuni temi emersi durante le supervisioni che svolgo per alcune équipe che si occupano della cura delle dipendenze patologiche.
La teoria dell’attaccamento nasce agli inizi della seconda metà del Novecento con l’opera di uno psicoanalista londinese: John Bowlby. Bowlby formula le linee principali del suo pensiero tentando di superare i limiti che ritrova nella psicoanalisi del suo tempo.
Nella prima fase dell’insegnamento di Lacan la parola piena si configura come un'occasione per ricongiungersi con la tensione inconscia che muove verso l'Altro. In questa prospettiva Lacan è ancora fiducioso nella capacità rappresentativa del linguaggio e nella dimensione dialettica del riconoscimento.
Nella psicopatologia classica il “sentimento di estraneità” (BEfremdung) che un clinico prova di fronte all’“estraneazione” (ENTfremdung) del paziente è stato il criterio con cui definire l’incomprensibilità della psicosi.
Nel 1903 l’ex presidente della Corte d’Appello di Dresda, Daniel Paul Schreber, pubblicò un libro in cui descriveva autobiograficamente il decorso clinico della sua malattia, una forma di paranoia per cui aveva subito diversi ricoveri.
La vera soggettivazione non è soltanto la narrazione della propria vita, ma il recupero di un rapporto generativo con quel movimento della vita che ci scrive. “Noi siamo scritti dal silenzio”, ci ricorda Duccio Demetrio.
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La pratica psicoanalitica di Nicolò è caratterizzata dal confronto costante con la ricerca scientifica più aggiornata.
Allo stesso tempo dedica una particolare attenzione alla dimensione creativa del soggetto.I suoi ambiti clinici e di ricerca riguardano la cura dei nuovi sintomi (ansia, attacchi di panico e depressione; anoressia, bulimia e obesità; gioco d’azzardo patologico e nuove dipendenze) e in particolare la clinica borderline.